C'è ancora domani

Alcune classi dell’Istituto Bramante Genga hanno avuto la possibilità di assistere, presso il Multisala Giometti di Pesaro, alla proiezione di C’è ancora domani, di e con Paola Cortellesi, grazie ad un’iniziativa proposta dal Comune di Pesaro.

Ambientato nella Roma del dopoguerra, il film descrive l’atmosfera di quel complesso momento di passaggio che ebbe come data di confine il due (e tre) Giugno del 1946: la nascita della Repubblica ma anche e soprattutto, per la storia in oggetto, la prima volta in cui fu possibile alle donne italiane accedere al diritto di voto.

Attraverso la figura di Delia, una donna “con lo zinale e sempre con lo straccio in mano”, costretta come molte altre alla violenza domestica, fisica e non, e a stare “a bocca chiusa”, viene mostrato il processo di emancipazione che porterà le donne a prendere consapevolezza della propria situazione e delle possibilità che il diritto politico della partecipazione avrebbe poi offerto.

È un lento processo verso il cambiamento, quello di Delia, una donna che ad un certo punto inizia a sognare per la propria figlia tutto ciò che a lei è stato negato: l’istruzione, l’autonomia, la libertà, il diritto di scegliere come vivere. E’ solo guardando un’ombra negli occhi della sua ragazza, che sembrano tradire la possibilità di un destino e una storia che si ripetano immutati di generazione in generazione, che Delia vede, come in una lente di ingrandimento, dilatarsi d’improvviso il disagio della sua esistenza, fino ad allora percepita come “normale” e, in quanto tale, passivamente accettata.  Scatta così il coraggio del cambiamento, che le fa superare la paura di quel mondo maschile opprimente che la imprigiona da sempre: il marito violento, il suocero cravattaro che ha educato il figlio ai più beceri valori patriarcali, i suoi figli maschi che già imitano i grandi e ne riproducono la violenza verbale, l’insubordinazione alle regole ed alla prepotenza proterva. Per sua figlia Delia sogna un futuro diverso, in cui al primo posto ci sia quel diritto all’istruzione che le era stato negato in quanto femmina, e la partecipazione ai diritti.

Lo studio, la cultura e la partecipazione politica come obiettivi per cui lottare. Chissà se ai nostri ragazzi sono arrivati questi messaggi. Chissà se hanno colto quanto cammino ci sia stato dietro ai diritti che loro oggi danno per acquisiti e che spesso trascurano e svalutano. Chissà se in qualche modo hanno capito che non li abbiamo portati al cinema, ma ad una bella lezione di educazione civica.

Patrizia Lucangeli