Cara Preside, cara Anna
Conoscendoti, chi più chi meno, immaginiamo tutti quanta emozione oggi ti stia agitando e lo sforzo che di sicuro starai facendo per contenerla.
Per chi come te sceglie di investire tutto se stesso nella professione, dedicandosi con tutte le forze, le energie, i propositi, gli entusiasmi a quel compito che si è assunto, un giorno come questo sembra rappresentare un piccolo confine da oltrepassare, una frontiera: un passaggio verso una zona nuova della propria esistenza. Eppure i confini, le linee di demarcazione siamo noi a metterli: separiamo, per un’esigenza di ordine, ciò che nella realtà è un fluire continuo, in cui tutte le cose si attraversano e scorrono. Anche le esistenze umane sono sottoposte allo stesso eterno processo del panta rei ed è con questo spirito che dovremmo imparare ad accogliere e vivere i cambiamenti.
Gli anni che hai trascorso nella scuola sono molti e dalle tue parole vengono raccontati come tanti anelli di una collana fatta di giorni impegnativi ma ricchi di soddisfazioni, esperienze, sogni da realizzare, traguardi raggiunti e sfide sempre nuove da affrontare. Gli innumerevoli studenti che hai incontrato, prima come docente e poi come dirigente, hanno resi questi anni colorati come le loro felpe e luminosi come i loro sorrisi, e non ti sei mai sottratta a quel caleidoscopio di emozioni, a volte liete altre meno, che la vita nella comunità scolastica ti ha presentato. Ogni volta ti sei messa in gioco con la testa e con il cuore, con la tua presenza fisica costante, con la determinazione ed il rigore quando occorrevano, con la dolcezza e la comprensione quando queste erano la strada da percorrere per arrivare lì dove serviva arrivare.
Molti di noi ti hanno conosciuta solo come dirigente, ma alcuni ti ricordano anche nei tuoi anni da docente: anni durante i quali sono nate alcune forti amicizie che il tempo ha saputo conservare e preservare. Sono preziosi i ricordi, perché riallineano i nostri giorni in una galleria ordinata, in cui ogni cosa che accade è in stretto contatto con ciò che c’era prima e ci sarà dopo. Come dice Gabriel García Márquez «La vita non è solo quella vissuta, ma anche quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla».
Tra i tanti ricordi, te ne proponiamo uno in particolare, quello di Francesca e le ragioni si coglieranno ascoltandolo…
"C' è nella mia mente un ricordo particolare che ti riguarda, cara Anna. Non so perché ne conservo così nitidi i contorni -potrei soffermarmi sui dettagli-, ma rivedo ancora il momento in cui, nell'aula magna del Genga, il preside Scalera preannunciava sorridendo la tua imminente carriera scolastica, mentre ti indicava tra i collaboratori della dirigenza, appena eletti dal collegio (allora si eleggevano).
Non erano proprio gli esordi, però era l'inizio, per entrambe. Colleghe, ma tu già avviata ad altre esperienze nel mondo della scuola.
Più di 30 anni fa ci siamo incontrate e molti di questi anni li abbiamo condivisi, a voltarsi indietro i ricordi scolastici si intrecciano a quelli personali. Te ne restituisco qualcuno? Il progetto Polacek, come dimenticarlo? Le lunghe serate trascorse ad analizzare schede, ad elaborare profili, i corsi di formazione, le cene, Il viaggio a Barcellona... Colleghe e piacevolmente amiche.
Il preside Scalera ha avuto facilmente ragione: tu hai percorso la tua strada diventando un'apprezzata dirigente, negli ultimi anni anche la mia dirigente. E ora affrontiamo insieme un altro passaggio: lasciamo la scuola "attiva", con un certo sollievo, dati i mesi difficilissimi trascorsi e quelli che ancora si prospettano, ma anche con la percezione del vuoto che sentiremo e che dovremo riempire. Chiudiamo insieme questo cerchio, potremmo dire che inizio e conclusione ci accomunano... ma come dice il filosofo (Heidegger) l'inizio non è alle nostre spalle, ci sta di fronte."
Con affetto
i docenti del Bramante Genga