Che cos'è l'Arte Contemporanea?

Su questa domanda ci ha invitato a riflettere la prof.ssa Tiziana Fuligna, esperta in storia dell’arte contemporanea, in un interessante incontro che si è svolto giovedì 28 aprile nel pomeriggio presso l’Aula magna del “Bramante – Genga”.

Un viaggio attraverso alcune fra le più iconiche opere dell’ultimo secolo ha offerto al pubblico presente numerosi spunti di riflessione sulle nuove frontiere dell’arte. Partendo dall’eccellente definizione “Il medium è il messaggio” di Marshall Mc Luhan, ovvero il mezzo stesso di comunicazione è in sé la comunicazione, la relatrice ha mostrato come oggi in molte opere la rete internet stessa sia diventata il messaggio, assumendo maggiore importanza del messaggio che si vuole trasmettere.

L’artista contemporaneo infatti non aspira all’eternità, alla fama imperitura, all’immortalità della propria creazione ma affida la propria opera alla dimensione della precarietà, perché proprio in essa sta la cifra distintiva della contemporaneità. Rivoluziona e scardina le dimensioni spazio-temporali dell’oggettività e si esprime sulla linea del transitorio, di ciò che c’è per essere distrutto, come il quadro di Banksy -replica di uno dei suoi più famosi murali, quello raffigurante La bambina con un palloncino rosso, che si è  parzialmente autodistrutto subito dopo essere stato venduto dalla casa d’aste Sotheby’s per oltre un milione di sterline. Una volta battuto all’asta, un meccanismo all’interno della cornice ha infatti tagliato metà del quadro in decine di striscioline, tra lo stupore dei presenti. O come Comedian, l’opera dell’artista padovano Maurizio Cattelan composta da una banana vera fissata al muro con un semplice nastro adesivo grigio. La banana di Cattelan, dal valore simbolico ampio e ricco di richiami, citazioni ed omaggi ad altre opere contemporanee, ha avuto la sorte di aggiungere alla propria semantica intrinseca anche quella della performance, questa volta non programmata, di cui è stata oggetto. Infatti l’opera di Cattelan non esiste più materialmente: l’artista David Datuna ha infatti staccato la banana dal muro e l’ha mangiata davanti agli occhi attoniti dei visitatori. La notizia dell’artista che mangia la banana di Cattelan ha fatto il giro del web, diventando virale tanto quanto la presentazione dell’opera. È diventata opera essa stessa “L’artista affamato di arte” (titolo della sua performance).

Tiziana Fuligna ha infatti insistito proprio sull’importanza dell’occhio dello spettatore, che con il suo sguardo contribuisce alla creazione: l’arte non è più semplicemente fare, ma è diventata pensiero e opera è il processo creativo stesso, a prescindere dalla permanenza o estinzione dell’oggetto artistico. E lo sguardo deve portare le luci e le ombre del presente: “Contemporaneo non è colui che cerca di coincidere e adeguarsi al suo tempo, ma chi aderisce ad esso attraverso una sfasatura e un anacronismo; non chi vede le luci del suo tempo, ma chi riesce a percepirne l'oscurità”. (Che cos'è il contemporaneo? Di Giorgio Agamben, Edizione Nottetempo).

Il concetto è stato ben illustrato attraverso la proposta al pubblico di un insolito esempio di Net-Art realizzato dagli Yes Men, un gruppo di attivisti americani che attraverso le loro azioni o performance cercano di mettere in evidenza la soggezione all’autorità del mercato nell’era globale. Un finto rappresentante del WTO (World Trade Organizazion) accettò l’invito al seminario “Fibre e tessuti per il futuro" che si teneva a Tampere in Finlandia nell’agosto del 2001. Il giorno stabilito si presentò al seminario; dapprima incantò la folta platea di manager del tessile con dichiarazioni deliranti circa lo schiavismo e l’inutilità delle guerre civili, per poi concludere la sua stravagante performance strappandosi gli abiti e rimanendo con un’aderente tuta dorata, dalla quale con l’aiuto di una bomboletta a gas gonfiò un gigantesco fallo. La protesi venne presentata come un modernissimo strumento di controllo, studiata dal WTO, con il quale si poteva controllare a distanza l’operato dei dipendenti di una qualsiasi azienda, da cui si potevano trasmettere piccole scariche elettriche ai lavoratori meno efficienti, e infine ricevere impulsi positivi se nell’azienda andava tutto bene. L’unica obiezione in mezzo ad un pubblico entusiasta pervenne da una donna manager femminista.

La stravagante opera sembra essere una conferma dell’esperimento di Milgram: dimostrano entrambi, con linguaggi diversi, la totale mancanza di obiettività nei confronti delle autorità, la cieca sottomissione dell’uomo alla follia se arriva dall’alto. Contemporaneamente essa esprime una forte critica ad un modello sociale che vede l’iper-controllo come ammissibile ed anzi auspicabile ed infine un’energica critica al machismo, ancora così evidente nella nostra cultura. Assoggettamento acritico, machismo, iper-controllo: tre chiari esempi di forte oscurità del nostro tempo.

La chiusura scelta dalla relatrice, quindi non poteva essere che:

“L’arte non è faccenda di persone per bene”
(Lea Vergine)

Patrizia Lucangeli