Conversazione con l’artista

Martedì 31 Maggio si è concluso con una Conversazione con l’artista il ciclo di conferenze “La cultura apre tutte le porte”, organizzato dal “Bramante – Genga”. L’innovativa ed originale sfida di attivare dentro la nostra scuola delle occasioni culturali aperte alla cittadinanza nasce da un’idea della Prof.ssa Tiziana Fuligna e dal volenteroso contributo di alcuni docenti che si sono messi in gioco proponendo mostre e conferenze.  Durante i mesi di Aprile e Maggio la scuola ha aperto quindi le porte a chiunque avesse piacere di partecipare a mostre di varia natura e conferenze su tematiche che hanno spaziato dalla società alla letteratura all’arte figurativa.

La tavola rotonda che ha chiuso il ciclo ha fornito l’occasione per un interessante e vivace confronto su alcuni aspetti e questioni legati all’arte. Alla conversazione hanno partecipato il prof. Pablo Scialoja e la prof.ssa Adriana Mattucci che nell’ambito della rassegna avevano esposto le loro opere, fotografiche e pittoriche, sul comune tema del Viaggio. Ad animare il confronto, i professori Tiziana Fuligna, Angela Guardato, Bruna Casiere e Pierfrancesco Giorgi. Le loro domande hanno aperto infatti interessanti sguardi sull’arte, ad esempio sul rapporto tra la fotografia e la pittura, visto che Scialoja utilizza, e spesso anche sullo stesso medium, ìentrambe le modalità espressive. A suo avviso infatti l’immagine fotografica, esattamente come quella mentale, è indispensabile soprattutto quando si vuol salvare un’immagine nella memoria per un tempo più o meno lungo, prima di poterla sviluppare in forma pittorica. Lo scatto sarà l’equivalente dello sguardo, dopo una distanza spaziale e temporale: diventerà comunque una nuova partenza per l’atto creativo. Adriana Mattucci ha sottolineato invece quanto l’eccesso di immagini, tipico della società moderna, e la “democratizzazione” della possibilità di scattare fotografie, abbiano provocato non solo una banalizzazione e semplificazione delle stesse, ma anche una sorta di rifiuto che si traduce per alcuni artisti nella scelta estrema di non fotografare (fotografia zero?) o nelle scelte di immagini che nel caos ritrovino almeno un silenzio interiore. Gli spazi ritratti nei suoi lavori sono infatti prevalentemente aperti, ampi, con una scarsa quantità di elementi d’ingombro o invadenti, poche le figure umane; soprattutto appaiono dettagli discreti, mai troppo vistosi o dominanti sull’ambiente circostante. Uno spazio reale, quindi, ma anche concettuale.

Un altro tema toccato è stato quello della sperimentazione. Scialoja ha descritto il suo interesse anche verso tecniche pittoriche alternative o complementari rispetto all’uso dei colori classici: elementi della natura, carta, fondi di caffè, stampe di foto… Di recente c’è stata anche la scoperta di un gusto per l’arte astratta, prima poco coltivato. La sua arte, ha raccontato, si nutre di emozioni e di esperienze strettamente connesse ai viaggi e questi anni di immobilità forzata, a seguito della pandemia, lo hanno portato a ricercare nuove modalità espressive, senza preclusione, in totale libertà. Perché questo è il senso della sperimentazione: preoccuparsi poco dei messaggi, dell’impatto nella società del tempo, degli effetti sul pubblico. La sperimentazione è un bisogno, un’urgenza di esprimersi e spiegarsi, in totale libertà.

L’ultimo interessante aspetto affrontato è stato quello relativo al feed back ricevuto dai tanti studenti, di diverse scuole di ogni ordine e grado, che in questi mesi hanno visitato le mostre ospitate nel nostro Istituto. I ragazzi sono risultati molto incuriositi da un’esperienza, quale appunto quella di una visita ad una mostra, per molti di loro totalmente nuova. Le loro domande agli artisti espositori spaziavano da quelle legate alle esperienze di viaggio a quelle relative alla scelta dei soggetti, dei colori, dei materiali. Una riprova, nel caso ancora servisse, di quanto sia sempre importante coltivare il gusto per la bellezza, che non è prerogativa degli studi classici, come ha ricordato la professoressa Casiere: l’humanitas appartiene a tutti e a tutti deve essere consentito svilupparla ed ampliarla con esperienze formative coraggiose e ricche, come quelle che sono state offerte dalla Rassegna culturale del nostro Istituto e per le quali ringraziamo la professoressa Fuligna e tutti gli altri docenti, oltre a quelli nominati, che hanno partecipato: le professoresse Carla Lattanzi, Angela Guardato, Bruna Casiere, Lucia Gasperini.