Incontro con Cosima Buccoliero

Il 1 marzo 2023 l’Itet Bramante-Genga di Pesaro ha invitato la Dott.ssa Cosima Buccoliero, Direttrice della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, per approfondire insieme agli studenti il tema della realtà carceraria.

La nostra Scuola ha scelto di guardare dentro al mondo del carcere, cogliendo la grande sensibilità manifestata oggi soprattutto dai giovani, che seguono con grande passione la fiction televisiva “Mare fuori”, riflettendo sulle motivazioni della devianza giovanile e sulla possibilità di recupero della persona che ha sbagliato.

In questa prospettiva, i ragazzi delle classi 3A, 3F e 4B hanno precedentemente letto il libro “Senza sbarre” scritto a quattro mani dalla Dott.ssa Buccoliero con la giornalista Serena Uccello, per confrontarsi poi con l’autrice ponendo i propri dubbi e curiosità.

Nel corso del suo interessante intervento, la Dott.ssa Buccoliero ha spiegato il titolo del libro che vuole raccontare un’idea di carcere che vede l’apertura delle porte e il contatto con l’esterno per far entrare energie positive, sane. Il carcere non può bastare a sé stesso. Ha sottolineato, infatti, come un carcere che funziona è un carcere che si contamina con la società civile, che deve prendere coscienza che quel mondo è parte della propria comunità e che di quel mondo deve farsi carico, offrendogli nuove opportunità lavorative, culturali, ricreative, affettive per evitare che i detenuti, poco dopo avere riacquistato la libertà, tornino a delinquere.

Invece spesso gli istituti penitenziari sono ubicati alle estreme periferie delle città, lontani dagli occhi e dal cuore della gente, non segnalati neppure nelle indicazioni stradali e nelle mappe della città. Inoltre, molte volte il carcere, per come è oggi strutturato ed organizzato, ammala anziché curare e risanare e sovente se ne esce peggiori di come si è entrati, perché ci si dimentica che ogni persona che entra in carcere non può essere identificata con il suo reato, ma è un essere umano con un proprio vissuto personale ed un bagaglio di esperienze pregresse anche fallimentari, che deve essere affidato alla cura delle istituzioni per essere accompagnato a riscrivere una nuova storia e ad acquisire una nuova consapevolezza.

Del resto fare in modo che la pena abbia realmente una funzione rieducativa è non solo conforme al dettato dell’art. 27 della nostra Costituzione, ma, in una logica puramente opportunistica, è anche conveniente per la società, come dimostrato dal fatto che, se mediamente il tasso di recidiva, per chi sconta la pena solo all’interno del carcere, è del 70-80%, in un istituto penitenziario modello come quello di Bollate a Milano, dove tutti i detenuti hanno opportunità formative e lavorative anche all’esterno, la percentuale scende drasticamente al 17-18%, garantendo quindi alla comunità maggiore sicurezza sociale e minore spesa pubblica.

Il ricorso al carcere dovrebbe essere l’extrema ratio. Invece, si continua a ricorrere al carcere anche per persone che non sono socialmente pericolose e per pene detentive brevi. Sarebbe auspicabile in questi casi che le persone scontassero la pena con misure alternative al carcere, che dimostrano produrre risultati nettamente migliori di reinserimento positivo nella società, abbassando drasticamente il tasso di recidiva.

Questo incontro ha fatto seguito ad altri due momenti di riflessione organizzati per gli studenti sulla stessa tematica: l’uno del 20 ottobre scorso con i magistrati di sorveglianza Riccardo de Vito e Fabio Gianfilippi e l’altro del 9 dicembre scorso con la Dott.ssa Enrichetta Vilella, Direttrice dell’area pedagogica della Casa Circondariale di Pesaro, un ex insegnante del carcere ed un ex ergastolano ammesso alla liberazione condizionale. Il progetto si concluderà poi il 26 aprile prossimo con la visita alla Comunità di recupero di San Patrignano.

Proff. Evelina Biagiotti e Cinzia Bonci

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