La donna nella storia e la nascita del pregiudizio di genere

Su questo percorso di straordinaria attualità la Prof.ssa Angela Guardato, esperta di arte e cinematografia, ha accompagnato il 12 maggio la sua platea nel secondo degli incontri della Rassegna “La cultura apre tutte le porte_ il giovedì del Bramante Genga”.

Il dipinto Tavola calda di Edward Hopper con la solitudine della misteriosa figura femminile rappresentata, è stato scelto come opera d’ingresso nel difficile cammino che la donna ha dovuto affrontare dalle origini ai giorni nostri.

La diversificazione figura dominata e figura dominante si delinea già in epoca preistorica quando alle donne si riserva il ruolo di “custodi del focolare domestico” in subalternità al “coraggioso” ruolo di cacciatore che contraddistingue l’uomo. Figura negativa è la donna nella Bibbia: tenta l’uomo col pomo, simbolo della ragione che si ribella a Dio. Non miglior sorte tocca alle donne nelle civiltà antiche come attestano la fama di Cleopatra, scaltra regina che usa la sua bellezza a scopi politici o i miti dell’antica Grecia che rappresentano le donne sempre come ammaliatrici e causa di rovina o perdizione per l’uomo o, se sono figure positive, sempre subalterne e in funzione del marito. I miti dell’Odissea infatti le presentano come donne destinate ad essere innamorate e sempre abbandonate per punizione, come succede a Calipso; maghe che hanno il potere di degradare la natura umana dell’uomo nella più infima bestialità, come Circe; o la fulgida Penelope che per rimanere fedele al suo sposo Ulisse e salvaguardarne il regno, tesse la famigerata tela con la quale trama il suo inganno ai Proci. E anche questa immagine di “tessitrice di inganni” che muove le fila delle vite umane caratterizza la figura femminile nel mondo ellenico, il mito di Aracne e quello delle Parche ce lo ricordano. Tanti racconti e iconografie per giustificare la subalternità delle antiche ateniesi a cui, chiuse nel dorato gineceo, era preclusa ogni forma di vita sociale e che erano classificate in funzione del “servizio che potevano rendere all’uomo”. Solo le spartane potevano vantare pari dignità con la figura maschile.

Anche le antiche romane, soprattutto in epoca augustea, sono rappresentate come fonte di peccato in una società che l’imperatore vuole moralizzare. Dal Medioevo le donne diventano streghe da mandare al rogo per l’esercizio delle arti magiche e tali rimarranno fino al ‘700.

Angela Guardato mette in evidenza poi l’importante momento in cui comincia il difficile cammino dell’emancipazione, la seconda metà del XIX° secolo quando le donne cominciano a lottare per i loro diritti. I movimenti femminili non otterranno in breve tempo per le donne il diritto ad essere considerate cittadine a pieno titolo come gli uomini, si continuerà ancora ad evidenziare i ruoli negativi che ricoprono le donne, come Mata Hari, e persino l’uso della lingua sancirà la disparità di genere e il pregiudizio dell’inferiorità femminile come attestano le definizioni dei termini “uomo” e “donna” nel prestigioso dizionario Treccani!

Il viaggio in cui Guardato accompagna il suo pubblico prosegue nel XX° e nel XXI° secolo con suggestioni fotografiche, pittoriche e filmiche nelle quali le donne rivendicano i diritti alla dignità, Migrant mother, celeberrima foto di D. Lange, alla cultura e all’emancipazione, il dipinto Sogni di V. Corcos, o anche solo alla libertà di poter pedalare perché “La rivoluzione si fa se c’è una ragazza sul sellino” de “La bicicletta verde” di H. Al Mansour, diritti che, ancora oggi, spesso continuano ad esser loro negati.

Ma come si costituisce un pregiudizio, e quindi anche quello di genere, nella società? La risposta è offerta da esperimenti come quello di Asch che dimostra quanto le persone si pieghino al potere del gruppo adottando atteggiamenti di conformità, o dall’esperimento di Milgram in cui si dimostra come una attiva identificazione con una fonte di autorità renda possibile la totale obbedienza e conseguentemente una manipolazione, inspiegabile razionalmente.

La relatrice chiude il coinvolgente ed interessante excursus cronologico con un filmato di Fanpage che mostra come le ragazze italiane di oggi siano ancora lontane, non solo dall’avere tutti i diritti che spettano loro, ma non conoscano neppure le recenti conquiste sancite dal Parlamento a tutela della loro persona e dignità.

Forse, conclude Angela Guardato, la causa di tante umiliazioni, subalternità e pregiudizi è da ricercare nella portentosa caratteristica che ontologicamente l’essere femminile possiede, la capacità procreativa, anche in assenza fisica dell’uomo? Un dono che è peculiarità esclusiva della donna e che può aver innescato un incolmabile senso di inferiorità!

Maria Adele Mariotti