Una Zattera di Pace

Giovedì  23 novembre l’Istituto tecnico Bramante-Genga, da alcuni mesi scuola-partner del progetto Semi di Lampedusa, ha con enorme piacere ospitato una delegazione di studenti e docenti provenienti dalle scuole secondarie di secondo grado di Lampedusa.

Ragazzi e ragazze dai 15 ai 18 anni, che hanno nei mesi scorsi partecipato ad una formazione organizzata dal MIUR sui temi dell’accoglienza e del rispetto ambientale, hanno condiviso ed illustrato alle classi presenti in aula magna dei video sui temi menzionati, realizzati da loro stessi, che ci hanno offerto uno sguardo inedito su un’isola che da anni è al centro dell’attenzione mediatica soprattutto per i fenomeni migratori e gli sbarchi.

Lo sguardo di chi, a Lampedusa, vive.

Le notizie, i contenuti divulgati dai media e gli allarmismi generali fanno pensare ad una situazione emergenziale, quasi da “occupazione”. Si parla sempre di emergenza immigrati, di invasione dell’isola eppure le studentesse e gli studenti che abbiamo incontrato ed ascoltato ci hanno mostrato una situazione completamente differente dal quadro tragico solitamente dipinto.

una zattera di pace

Nonostante gli sbarchi la situazione a Lampedusa non è sempre emergenziale. Le ONG, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera effettuano giornalmente le operazioni di primo soccorso necessarie per il benessere dei migranti, che vanno dal recupero in mare alla cura sulla terra. Alla Porta d’Europa compete il lavoro della prima accoglienza e questo gli abitanti dell’isola lo sanno e lo sentono come un dovere legato alla loro posizione geografica, ma anche alla loro natura di gente amichevole, accogliente, che vive sul mare e del mare conosce non solo la bellezza, ma anche le storie tragiche. Gente che ha visto e vede che quelli che arrivano sulle loro coste non sono numeri, ma persone, vite e storie che scappano da situazioni disperate, di guerra e di persecuzione nella maggior parte dei casi. Che ha visto quelli che non ce l’hanno fatta e arrivano già morti. Quelli che non hanno neppure le scarpe e tremano dal freddo e dalla febbre. O quelli che hanno fame e labbra asciutte per la sete. E quelli così piccoli che hanno passato giorni e giorni rattrappiti ed accovacciati sul fondo dei barconi e che ora hanno voglia di giocare; basta un disegno con i gessetti colorati sul molo e già ritrovano il sorriso.

Una zattera di pace

I lampedusani sanno bene che l’accoglienza dei profughi investe pesantemente le strutture, le istituzioni, la società e l’economia dell’isola; sono anche ben consapevoli che è doveroso rispettare i diritti umani di base sanciti dalla convenzione delle Nazioni Unite, ma che soprattutto lo è non dimenticare i doveri della morale umana, quell’umanità che dovremmo tutti un po’ recuperare.

Lampedusa apre le braccia, è UNA ZATTERA DI PACE, come è stata definita in uno dei video proposti da un ufficiale responsabile della Guardia costiera incaricato dei salvataggi. Gli isolani in questi anni ed ancora oggi si sono dati da fare per assistere i migranti, offrire loro cibo, vestiti, acqua, beni di prima necessità, ma non si può scaricare tutto sulle spalle di un piccolo territorio che non può rispondere di un fenomeno di questa portata. Anche L'Europa deve aprire le porte e dare la possibilità a queste persone di procedere in sicurezza, non mettendole nelle mani dei trafficanti di esseri umani. Come ha da tempo sostenuto anche Pietro Bartolo, europarlamentare ed ex responsabile del Poliambulatorio dell’isola: “A Lampedusa non c’è un’invasione. Il problema è il trattamento disumano, vergognoso e inaccettabile che riserviamo a chi, dopo aver attraversato il deserto e subìto violenze e torture nei campi di concentramento in Libia, dopo Lampedusa arriva in Europa”.

Una zattera di pace

Alla domanda se questo percorso di formazione abbia del tutto o in parte modificato la loro percezione e il loro sguardo sui fenomeni in questione, una studentessa della delegazione ha risposto orgogliosamente, dal suo posto nell’aula, con voce ferma, orgogliosa e sicura: “Siamo nati con queste consapevolezze”.

Ci hanno parlato delle fake news sull’isola, degli stereotipi di cui l’informazione si avvale nelle sue narrazioni dei fenomeni migratori a Lampedusa, della bellezza di un territorio che va salvaguardato anche su altri fronti, come quello ambientale, spesso minacciato dai turisti non meno che dai migranti.

Docenti e studenti ci hanno trasmesso serenità, calore, abbracci nel momento dei saluti dopo la merenda collettiva e lo scambio di doni rituali, momento magico che sempre accompagna e riscalda gli incontri belli, quelli che lasciano una traccia. Alla fine, come in un film di Salvatores, tutto si è chiuso con un’improvvisata partita a calcio in palestra tra i nostri studenti e i ragazzi di Lampedusa.

Un’iniziativa bella e formativa, che speriamo di rinnovare presto con altre occasioni di incontro.

Patrizia Lucangeli