Il Coronavirus alla luce della Costituzione

Le libertà costituzionali ai tempi del Coronavirus

Quella che segue è una riflessione fatta dalla classe V N RIM con la prof.ssa Evelina Biagiotti, in occasione dello stato emergenziale vissuto negli ultimi mesi in Italia.

Art. 4 Cost. LA REPUBBLICA RICONOSCE A TUTTI I CITTADINI IL DIRITTO AL LAVORO E PROMUOVE LE CONDIZIONI CHE RENDONO EFFETTIVO QUESTO DIRITTO

Art. 16 Cost. OGNI CITTADINO PUO’ CIRCOLARE E SOGGIORNARE LIBERAMENTE IN QUALSIASI PARTE DEL TERRITORIO NAZIONALE, SALVO LE LIMITAZIONI CHE LA LEGGE STABILISCE IN VIA GENERALE PER MOTIVI DI SANITA’ O DI SICUREZZA.

Art.17 Cost. I CITTADINI HANNO DIRITTO DI RIUNIRSI PACIFICAMENTE E SENZA ARMI LE AUTORITA’ POSSONO VIETARLE SOLTANTO PER COMPROVATI MOTIVI DI SICUREZZA O DI INCOLUMITA’ PUBBLICA.

Art.19 Cost. TUTTI HANNO DIRITTO DI PROFESSARE LIBERAMENTE LA PROPRIA FEDE RELIGIOSA IN QUALUNQUE FORMA, INDIVIDUALE O ASSOCIATA, DI FARNE PROPAGANDA E DI ESERCITARNE IN PRIVATO O ON PUBBLICO IL CULTO, PURCHE’ NON SI TRATTI DI RITI CONTRARI AL BUON COSTUME.

Art. 33 Cost. L’ARTE E LA SCIENZA SONO LIBERE E LIBERO NE E’ L’INSEGNAMENTO…

Art. 34 Cost. LA SCUOLA E’ APERTA A TUTTI. L’ISTRUZIONE INFERIORE, IMPARTITA PER ALMENO OTTO ANNI, E’ OBBLIGATORIA E GRATUITA

Art. 41 Cost. L’INIZIATIVA ECONOMICA PRIVATA E’ LIBERA. NON PUO’ SVOLGERSI IN CONTRASTO CON L’UTILITA’ SOCIALE O IN MODO DA RECARE DANNO ALLA SICUREZZA, ALLA LIBERTA’, ALLA DIGNITA’ UMANA.

Tutte queste importanti libertà costituzionali hanno subito negli ultimi mesi , a causa della pandemia da Covid 19, delle pesanti limitazioni che, mai e poi mai, ci saremmo aspettati di vivere quando le studiavamo con l’insegnante di Diritto all’inizio di quest’anno scolastico e davamo ancora per scontato di poter sempre esercitare, in un Paese libero e democratico come il nostro, tutti questi diritti “fondamentali” della persona umana, fondamentali appunto in quanto ne fondano proprio l’essenza e l’identità.

Eppure avevamo anche analizzato, nel nostro corso di studio, come spesso l’ordinamento giuridico deve contemperare nella realtà concreta due interessi contrapposti e incompatibili, benché entrambi meritevoli di tutela, soppesando nel singolo caso quale dei due meriti maggiore tutela e quale debba essere invece momentaneamente sacrificato.

Ebbene l’esperienza vissuta durante l’attuale emergenza sanitaria ci ha fatto capire concretamente cosa significhi questo necessario bilanciamento. Infatti, in questo periodo di lockdown, molti dei diritti costituzionali della persona (di muoversi, viaggiare e circolare liberamente, di riunirsi e aggregarsi con familiari ed amici, di esercitare con altri fedeli atti di culto, di frequentare la scuola e di compiere varie attività culturali come visitare mostre e musei o partecipare a concerti e spettacoli, di lavorare, di fare impresa e di svolgere una qualsiasi attività economica), benché tutelati dalla nostra Costituzione, sono stati eccezionalmente compressi per tutelare il bene superiore della salute collettiva tramite una loro provvisoria sospensione.

In classe abbiamo letto, in proposito, un’intervista alla Presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia (ammalatasi tra l’altro anche lei di Coronavirus), la quale ha precisato che la nostra Costituzione, a differenza di altre, non prevede lo “stato d’eccezione”, ma indica tuttavia le ragioni che possono talora giustificare limitazioni dei diritti e ne prevede gli strumenti, ribadendo comunque che tali limitazioni, per essere lecite, devono essere sempre ispirate ai principi di “necessità”, “proporzionalità”, “ragionevolezza”, “bilanciamento” e “temporaneità”. In pratica bisogna sempre chiedersi: si sta perseguendo uno scopo legittimo? La misura è necessaria per quello scopo? Si è usato il mezzo meno restrittivo tra quelli possibili? Nel suo insieme, la norma limitativa è proporzionata alla situazione?

Riflettendo poi insieme sulle privazioni vissute da tutti noi con grande sacrificio in questi mesi di stato emergenziale, ci è tornato in mente anche il discorso sulla Costituzione letto in classe, tenuto da Piero Calamandrei nel 1955 di fronte agli studenti di Milano, col quale, dopo averli esortati ad interessarsi alla politica, li ammoniva dicendo: “La libertà c’è, si vive in regime di libertà… Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai…”.

Ebbene, seppure  in un contesto del tutto diverso e con una giustificazione che tutti noi abbiamo condiviso, possiamo dire di essere stati la prima generazione, dalla fine delle seconda guerra mondiale, ad avere vagamente percepito proprio quel senso di asfissia di cui parlava Calamandrei e che i nostri nonni vissero durante il fascismo e oggi possiamo con certezza affermare che quest’esperienza ci ha insegnato a valorizzare tutto ciò che finora davamo per scontato, respirando a pieni polmoni, man mano che le restrizioni vengono allentate, la bellezza di quella libertà che gradualmente stiamo recuperando e che è tutelata così preziosamente dalla nostra Costituzione.