Presenti Altrove


La Scuola ai tempi del Covid

La DaD ci ha fatto entrare nelle case degli alunni e loro sono entrati nelle nostre. Hanno visto gli spazi, i colori, le luci, conosciuto il mio cagnolino che assiste a tutte le lezioni sonnecchiando sotto la scrivania e quando non ne può più di Machiavelli o Svevo o Enrico VIII mi mordicchia e vuole giocare. Così ogni tanto lo sollevo e lo faccio entrare nelle video-lezioni per spiegare ai ragazzi che non sono impazzita se d'improvviso vedono che mi sto agitando, arrabbiando o rido. I miei studenti hanno atteso (e gradito) le interruzioni perché alla porta suonava il Corriere con i pacchi di Amazon o dalla cucina il timer del forno minacciava di bruciare tutto se non intervenivo in fretta. Abbiamo parlato delle pizze riuscite e di quelle fallite, delle cheesecake, delle polpette e delle crostate. Delle colazioni il cui fumo appariva dallo schermo, dei parenti ammalati, dei vicini chiassosi, del campanile di Montelabbate che altro che Woodstock quando inizia il concerto di campane a mezzogiorno! Abbiamo visto reciprocamente sfilare alle nostre spalle parenti imbarazzanti che passano in pigiama, si affacciano o ... "La pasta è pronta, si scuoce, quanto la tira lunga ancora, questa???!!". Abbiamo visto le camere, i quadri alle pareti, i soprammobili inquadrati dall'occhio delle webcam. Superati i pudori iniziali, ci siamo abituati ai look informali, ai pigiami, alle pettinature del risveglio. Alcuni erano presenti nella nitidezza sicura e stabile delle ottime connessioni, altri erano avvolti da una penombra gotica, o da una nebbia fitta oppure sono stati quasi permanentemente frizzati, come un cartonato... E forse erano davvero solo cartonati.

Alcuni però non li ho mai visti, inghiottiti nel buio, spariti in un buco nero, irraggiungibili e muti se si esclude qualche ermetico messaggio nella chat di Meet: "Ci sono prof...". Quelle parole senza voce e senza corpo mi evocavano ogni volta le immagini dei sequestrati degli anni Settanta, quelli di cui da bambina guardavo le interviste al telegiornale, quando al momento del rilascio raccontavano di quei mesi al buio e in solitudine, in un buco scavato nella Terra o in qualche pertugio inquietante. Quei pertugi immaginati allora sono riaffiorati oggi, in questi mesi di DaD. Studenti desaparecidos, cara Ministra, nonostante gli sforzi, tanti e reali, di arrivare a casa di tutti. Sono stati distribuiti tablet, PC della scuola, aiuti per le connessioni, sostegno tecnico. Ma alcuni li abbiamo persi. Sono quelli che a scuola tenevamo con il filo lungo, è vero, quelli che c'erano solo a volte, quelli che promettono sempre di mettersi d'impegno e poi non lo fanno mai, ma che nella classe reale potevamo a volte avvicinare, per provare - anche con uno sguardo - a rimproverarli o incoraggiarli o rimotivarli. Ora quando appaiono viene solo da pensare... Bentornato. Non aggiungiamo molto, perché questa didattica a distanza per alcuni è più a distanza che per altri. E questi ragazzi che appaiano e scompaiono per settimane sono un po' come lo zio ribelle che gira il mondo e che non vedi mai, che appare un attimo, portando l'allegria della sua presenza spensierata e leggera e tu credi ogni volta che forse adesso resterà per sempre, ed invece il giorno dopo è già ripartito, di nuovo. E mentre scrivi "Assente" pensi che dovresti invece annotare: "Presente... altrove, spero".

Patrizia Lucangeli